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Immagine del redattoreSalentistica.it

Dialetto Salentino - La Riscoperta (con Prof. Mirko Grimaldi)

Aggiornamento: 12 apr


Un Tesoro Nascosto da Valorizzare 💎

Spesso tendiamo a dare per scontati, o a trascurare, elementi della nostra cultura che sembrano appartenere al passato, come il dialetto. Pensiamo che non abbiano più valore o utilità nel mondo di oggi. 🤔

Invece, studiandoli più da vicino scopriamo proprio il contrario!

Elementi socio-culturali come quelli linguistici hanno molto da insegnarci e da offrire, soprattutto nel campo della ricerca scientifica. A dimostrarlo sono gli studi pioneristici del Prof. Mirko Grimaldi e del suo team di ricerca. 🔬👨‍🔬


Il Cervello e il Dialetto: Una Finestra sul Linguaggio 🧠🪟

Partiamo dalle neuroscienze. Mirko Grimaldi, Professore di Linguistica Generale presso UniSalento e Direttore del CRIL (Centro di Ricerca Interdisciplinare sul Linguaggio), nelle sue ricerche ha usato tecniche sofisticate come l'elettroencefalografia (EEG) per "leggere" l'attività del cervello mentre elabora i suoni del dialetto salentino.

 

🔍E i risultati sono sorprendenti: gli studiosi del CRIL hanno scoperto che il cervello elabora i suoni vocalici dell’italiano salentino; sono elaborati in due fasi distinte:

In figura, si possono vedere le sorgenti neuronali delle vocali salentine all’interno della corteccia uditiva primaria (Early N1) e secondaria (Late N1). In alto a sinistra: rappresentazione laterale (sagittale); In alto a destra: rappresentazione superiore (assiale); In basso al centro: rappresentazione posteriore (coronale) con indicazione della massima attivazione in millisecondi a partire dallo stimolo vocalico. Adattata dal lavoro pubblicato dal Prof. Grimaldi
  1. Una prima fase (tra 125 e 135 ms dopo lo stimolo) in cui si attiva la corteccia uditiva primaria, che fa una prima "scrematura" grossolana, separando le vocali anteriori (/i, ε/) dalle posteriori (/a, ɔ, u/). 📢

  2. Una seconda fase (tra 145 e 155 ms) in cui interviene la corteccia uditiva secondaria, che raffina l'analisi distinguendo più nel dettaglio i singoli foni in base ai tratti distintivi di altezza e posteriorità/anteriorità della lingua. 🎚️


Alcune aree della corteccia uditiva si "accendono" specificamente per riconoscere le vocali tipiche del salentino. È come se il cervello avesse dei "riflettori speciali" per illuminare la nostra lingua autoctona. 💡

Ma c'è di più! Utilizzando la Mismatch Negativity (MMN), una risposta cerebrale automatica in grado di misurare la capacità di discriminazione dei suoni, Grimaldi hanno studiato la metafonia che caratterizza il Salento meridionale, dove le vocali medie aperte /ε/ ed /ɔ/ diventano chiuse, /e/ ed /o/, quando sono seguite dalle vocali finali /-i/ ed /-u/, come in: ˈbɛɖɖɛ ‘belle’, ˈbeɖɖi ‘belli’, ˈbɛɖɖa ‘bella’, ˈbeɖɖu] ‘bello’; ˈkrɔssɛ] ‘grosso’, ˈkrossi ‘grossi’, ˈkrɔssa ‘grossa’, ˈkrossu ‘grosso’.

 

Gli studiosi del CRIL hanno dimostrato che il cervello dei parlanti salentini discrimina allo stesso modo la vocale di "base" e la sua variante metafonetica. 🔊

Questo suggerisce che nel nostro "dizionario mentale" memorizziamo tutte le varianti dei fonemi dialettali e quindi Il cervello dei salentini riesce a distinguere non solo tra vocali diverse, ma anche tra una vocale e le sue varianti dialettali (gli "allofoni"). Insomma, il nostro cervello è un vero "detective dei suoni", capace di cogliere sfumature impercettibili. 🕵️‍♂️


Insomma, gli studi di Grimaldi e del suo team ci mostrano quanto il dialetto, lungi dall'essere un relitto del passato, sia una risorsa preziosa per esplorare i meccanismi del linguaggio e della mente umana. Una vera e propria "palestra neurocognitiva" che può aiutarci a capire meglio anche noi stessi e il nostro cervello. 💪🧠


Il Dialetto Oggi: Una Lingua Viva 🎨💻

Il dialetto continua a vivere e a reinventarsi nelle forme d'arte più diverse e innovative. 🎭

🎶📚

Nella musica, ad esempio, artisti come i Sud Sound System hanno portato il dialetto nell'hip hop e nel reggae, creando un sound unico e originale.


Nell'articolo "Le radici ca tieni: italiano, dialetto e rap nel Salento", pubblicato sulla rivista InVerbis nel 2015, il Prof. Grimaldi evidenzia come il dialetto—che a un certo punto doveva scomparire—è stato riutilizzato non solo per il suo valore espressivo e ludico ma anche per il suo potenziale simbolico e ideologico, riflettendo una dualità di funzioni: da un lato, il dialetto come strumento di mimesi del parlato e, dall'altro, come mezzo per sottolineare il contesto di riferimento e valori socioculturali. L'uso del dialetto, inoltre, serve ad arricchire la musica rap con variazioni metrico-ritmiche e a rafforzare il messaggio veicolato, spesso con un'efficacia emotiva, a testimonianza della ricchezza e della vitalità del dialetto come mezzo espressivo.


E che dire delle nuove tecnologie? Anche qui il dialetto salentino trova spazio, adattandosi ai linguaggi della rete e della comunicazione digitale. 📱💬

Gli studi del Prof. Grimaldi sull'uso del dialetto nelle chat e nella messaggistica istantanea ci rivelano un quadro sorprendente. In questi contesti, il dialetto si fonde con l'italiano, l'inglese e i gerghi giovanili, dando vita a nuove forme di comunicazione ed espressione. 💬

Il code-switching, cioè l'alternanza tra codici linguistici diversi, diventa una risorsa preziosa per veicolare significati, emozioni e intenzioni comunicative. Un modo per affermare la propria identità e creare nuovi spazi di condivisione e creatività. 🎨

Nelle chat, il dialetto viene sfruttato strategicamente per marcare l'ironia, segnalare la comprensione, produrre effetti specifici nell'interlocutore. Una competenza pragmatica bilingue che i giovani salentini mettono in campo con disinvoltura. 😏

Nella messaggistica istantanea tra amici, poi, il dialetto permea intere conversazioni, riflettendo le dinamiche linguistiche e affettive del gruppo. Un "codice" di appartenenza che trasporta i legami della vita reale nello spazio virtuale. 👥💻, un modo per affermare la propria identità e per creare nuovi spazi di condivisione e di creatività. 🌈


Questi usi del dialetto nelle nuove tecnologie ci mostrano la sua straordinaria vitalità e capacità di adattamento. Una lingua che, lungi dall'essere relegata al passato, si rinnova e si riappropria di spazi e funzioni inedite. 🌿📲


Un Patrimonio da Riscoprire 🔍

Speriamo di avervi convinto dell'importanza di non dare per scontato o di trascurare elementi a volte definiti arcaici, come il nostro dialetto. Questa lingua, apparentemente "minore" o destinata all'oblio, è in realtà un tesoro inestimabile per comprendere noi stessi e il mondo che ci circonda. 💎🌍

Gli usi moderni ci dimostrano quanto sia vitale e prezioso questo patrimonio che non dobbiamo disperdere, ma riscoprire e valorizzare. 🔍🌿

Studiare e apprezzare il dialetto, infatti, non significa solo fare un tuffo nel passato, ma costruire ponti verso il futuro. Ponti, tra la tradizione e l'innovazione, tra la cultura e la scienza🌉👥, proprio come Cuscénzia, il nostro giornale scientificosalentistico. 🧩❤️





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